WP_20150920_006Un caro saluto da/a Don Sergio che ha camminato con noi dal 2004 fino ad oggi.

 

Il mio saluto intriso di ricordi, di lavoro, di amicizia, di strada fatta insieme, ma anche aperto al futuro e alla speranza, nella certezza che siamo tutti  nelle mani di un Padre che volge ogni vicenda umana al nostro vero bene.

Undici anni sono volati via talmente veloci da sorprendere me per primo. Si sapeva fin dall’inizio di questa scadenza ma ora, che è arrivata, il cuore sente come una stretta.

Addio…

Non è una parola facile da dire perché presuppone un distacco e la prima cosa che si sente è il dolore per dei rapporti che vengono recisi.

“Ma perché va via? Adesso poi che a Bertesinella aveva rifatto nuova la chiesa e poteva godersela”; “Che regola è mai questa che adesso fa cambiare i preti così di frequente?”. Mi sono sentito rivolgere spesso domande simili negli ultimi mesi. Certo è che nel distacco si vedono per primi gli aspetti negativi (che pur ci sono) ma non bisogna, tuttavia, permettere che questi ci impediscano di cogliere quelli positivi che, almeno nell’ottica del Vangelo, appaiono anche più numerosi.

Nel distacco noi vediamo soprattutto una privazione, ma il distacco, nelle leggi della vita, rappresenta anche un momento fecondo e creativo. Pensiamo al figlio e alla madre: guai se la madre lo volesse solo e sempre per sé, stretto in un abbraccio soffocante. Il legame tra loro sarà vivo e grande tanto in quanto si troverà in ambedue la capacità di un distacco che permetterà all’uno e all’altra di crescere. Ma quanta maturità, quanto equilibrio, quanta libertà e quanta capacità di sofferenza sono necessari!

Scrive J.W.Goethe nel suo libro Affinità elettive: “Quante volte l’architetto prodiga il suo ingegno, tutta la sua passione per erigere edifici da cui egli sarà escluso. Le sale dei re gli debbono il loro splendore ma non sarà lui a goderne.” E conclude: “Ciò che più veramente appartiene all’uomo è proprio quello di cui egli meno riesce ad appropriarsi. Le sue opere lo abbandonano, così come gli uccelli abbandonano il nido dove sono stati covati”.

E all’interno di questa esperienza si arriva ad intuire la verità profonda della legge evangelica del perdere per trovare” per cui il distacco diventa arricchente e, addirittura, necessario. Credo che non pochi di noi abbiano fatto questa esperienza sorprendente che è poi l’esperienza dell’amore autentico: più si dona, più ci si arricchisce; più ci si distacca,  più si ottiene.

Ora è venuto anche per noi il momento di questo distacco ma, prima che avvenga, vorrei esprimervi due sentimenti che sopra gli altri (e sarebbero tantissimi) prendono forma nel lasciarvi.

Il primo è di ringraziamento e di riconoscenza: a Dio innanzitutto per questa esperienza pastorale che mi ha dato molto, ma anche a voi tutti per la vostra accoglienza, la collaborazione e l’amicizia che mi avete dimostrato.

Ringrazio tutte le persone che si sono sforzate di capirmi come uomo e come prete, che hanno saputo guardare oltre la scorza del mio carattere e mi sono state vicine nei momenti decisivi: in quelli difficili (e sono stati parecchi) e anche (perché no?) in quelli gioiosi e festivi. Un ringraziamento particolare a tutti coloro che hanno condiviso con me il peso delle responsabilità nella gestione non semplice delle tre Parrocchie. Ringrazio tutti quelli che generosamente, con sacrificio e, magari, nascostamente prestano un servizio prezioso per la vita delle nostre Comunità. Ringrazio con particolare riconoscenza tutti coloro che, disinteressatamente, mi hanno spalancato la porta del loro cuore e anche della loro casa: è stato molto importante per me perché, dovete sapere, che anche i preti hanno bisogno del calore umano di una famiglia. Ringrazio don Gianni che, con amicizia e disponibilità, ha condiviso con me le cure pastorali delle tre Parrocchie.

L’altro sentimento forte che sento è una richiesta di perdono. Perdono a Dio prima di tutto per non essere stato all’altezza dei doni che mi aveva dato per questo compito. Perdono a voi per non essere stato sempre in grado di rispondere alle vostre esigenze e alle vostre attese. Perdono a chi si è sentito trascurato dal parroco e a tutti cloro che (venissero in chiesa o no) non ho trovato tempo e modo di avvicinare e seguire adeguatamente perché magari occupato in lavori che con la missione del prete hanno ben poco a che fare. Chiedo perdono a tutti coloro con cui mi sono scontrato per il mio carattere non proprio morbido e mi scuso se, trascinato dalla mia connaturale emotività, ho usato modi che hanno potuto ferire: vi assicuro che non è stato mai nelle mie intenzioni. Chiedo perdono, infine, se, per le scelte pastorali fatte, ho creato difficoltà o disagi a qualcuno: dispiace ma credo che, a volte, bisogna dire anche dei “no”. A tutti chiedo sinceramente perdono con la preghiera di credere che, in tutto quello che ho fatto, non ho mai avuto seconde intenzioni o cercato interessi personali ma solo ed esclusivamente il bene delle Comunità.

Affido, comunque, a Dio, ricco di misericordia, il giudizio sull’operato di questi anni e a voi la responsabilità di continuare, con i nuovi pastori, la strada che abbiamo fin qui tracciato ma che non è certo conclusa.

Ora le nostre strade si dividono: le affidiamo a Maria perché ci prenda per mano e ci accompagni come Madre e Maestra verso l’unica e comune meta, il suo Figlio e nostro Signore Gesù. Amen.

don Sergio